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TV Lumière - "Addio! Amore Mio" (Acid Cobra Records/Venus/CD1D, 2011), da www.lisolachenoncera.it - 20.07.2011 - recensione

Addio! Amore mio: i Tv Lumière spalancano la porta sul buio dell’addio, su colpe, nevrosi e solitudini, su un abisso di silenzi riempiti con suoni scelti per scivolare piano nelle vene e nei pori, come vento e veleno, su un baratro di colori violenti. Questi ultimi non abitano tanto o solo nelle parole, curate ed ermetiche, dei testi in italiano, quanto nei lunghi momenti strumentali dell’album: ad affrescare le tenebre del cuore ci pensa un post-punk che nei violini dell’ospite Rafael Bord (The Somnambulist), nei synth di Un fiore per il capitano o nella triste sinfonia sacrale Da quando mi hai abbandonato…, nelle linee di piano e nella voce di Federico Persichini ricordano i Dead Can Dance e i loro suoni dilatati, ma anche le atmosfere senza luce, stile vocale ed arrangiamenti ipnotici no-wave dei Swans di Michael Gira. La succitata Da quando mi hai abbandonato…, una lenta traccia spoken con sogni di «cani che mi sbranavano il cuore» e un dolore che sventra e trasforma in automi svuotati, e la precedente strumentale A.m.a.n.o. rievocano anche a tratti stile e mood, disilluso rogo di sogni, di alcuni brani dei Massimo Volume. Chitarre post-rock a pennellate corpose, in riff dolorosamente ossessivi o in stilettate di distorsioni, accolgono campionamenti e synth spettrali, che guardano al kraut-rock; è evidente d’altronde la mano e l’influenza del produttore Amaury Cambuzat e dei suoi Ulan Bator. Ma la densa malinconia del sound dei Tv Lumière ha ormai un prezioso spessore qualitativo del tutto personale, che sa anche assumere cadenze e afflato cinematici (Transoceanica, il cui pathos si gonfia sull’onda di cori ripetuti e di una tempesta vorticosa di violini, in una ritmica impetuosa e camaleontica da lode), distillare suoni come pura essenza di stati d’animo, o accendersi nel ritmo di De Rosario, che da apparire quasi brillantemente latino si fa instabile e cangiante, con evanescenze sonore space-rock. Tra marce solenni e tetre, chiuse incendiate dal noise, momenti strumentali rallentati, arpeggi struggenti e riff incalzanti, il quartetto umbro ci regala un ottimo album, imperioso e al contempo onirico. L’Italia è purtroppo patria avara dei musicisti sperimentatori che non si accontentino di vestire i panni dei menestrelli, ma con classe e gusto contaminino generi e umori, partorendo con cura e fatica suoni di tale potenza evocativa, ma auguriamo la meritata fortuna ai Tv Lumière e alle loro ombre sonore abbacinanti.

di Ambrosia Jole Silvia Imbornone