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TV Lumière - Avrei Dovuto Odiarti (Minollo Records/Audioglobe,2019) - da MUSICMAP - 10/4/2019 - recensione
Su etichetta I Dischi Del
Minollo, “Avrei dovuto odiarti” segna il ritorno del quartetto ternano Tv
Lumière a ben otto anni dal precedente “Addio! Amore mio”.
Dei tre album passati, due sono editi dalla Acid Cobra Records di Amaury
Cambuzat (Ulan Bator) ed uno dalla Seahorse Recordings di Paolo Messere:
coordinate di riferimento non trascurabili per un disco che si presenta,
difatti, fedele ai propri canoni, ostinatamente ed ostentatamente virato in
noir, a tal punto da suonare a tratti quasi eccessivo, come languisse
intrappolato nel suo stesso abito.
Poco male: avrei potuto odiarti/ma avevo altri impegni è l’incipit della
sontuosa l’opener “L’indifferenza”, sei minuti foschi e minacciosi immersi in un
clima soffocante, percorso che si snoda tra suggestive evoluzioni strutturali.
E’ trattenuta, tesa, infida, promettente.
Da lì in avanti l’album si muove spavaldo in territori congeniali, infilando una
serie di ballate oscure – apprezzabile “L’appartamento sul Lungonera”, esaltata
dalle profondità del basso di Alessandro Roncetti - figlie più di una compassata
vena cantautorale piuttosto che di una scrittura adatta ad essere esaltata
dall’esecuzione corale. Interessante la velocizzazione western de “Un sicario”,
mentre slide e fiati rivestono “Fondo alle ancore!” di una teatralità antica che
ricorda i Sacri Cuori in uno schema retrò, dolcemente smorzato dal canto
distante di Federico Persichini.
Pur formalmente semplici, i brani sanno affidarsi a contrappunti che ne
accrescono il potenziale mesmerizzante (le modulazioni delle chitarre e l’uso di
inserti in tedesco in “Canzone bianca”) e li avvolgono in una cupa atmosfera
decadente: più che Cave (anche se lo strumentale “La strage di San Valentino”
pare evocarlo) mi scorrono davanti agli occhi i primissimi Diaframma, certi
Baustelle, i Black Heart Procession e - massicciamente - l’Umberto Palazzo del
meraviglioso album solista (“Canzoni della notte e della controra”, 2011). Ma
anche - e perfino - i CSI, quelli de “L’ora delle tentazioni” o “Memorie di una
testa tagliata”, suggestivamente rievocati negli otto minuti della intensa,
quasi cinematografica “Ipotesi di ritirata” così come nelle atmosfere tese ed
inquiete della conclusiva “Sonny J. Barbieri”.
Forse la sorpresa, lo stimolo, la botta, il coup de théâtre tendono a latitare,
ma lo spirito – è innegabile – rimane quello giusto per esaltare a dovere questa
musica raffinata, buia e strisciante, introversa ed elegante, mai scontata.
(Manuel Maverna)