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TV Lumière - Avrei Dovuto Odiarti (Minollo Records/Audioglobe,2019) - da ESTATICA - 14/6/2019 - recensione - voto 7,5/10
I TV Lumiere arrivati al quarto album ci pervadono con un brivido raggelato che pare da subito in sintonia con la natura e con i paesaggi notturni evocati dalla voce: vampe per poi consumarsi lentamente in una raccolta di pensieri dipinti per stringerci la mano. Nati nel 1999 in Umbria fanno della loro poesia minimalista e concettualista la loro rappresentazione più riconoscibile fra visioni personali e atmosfere decadentiste di un mondo lontano e ortodosso, incastrati tra un' ossessiva ricerca della musicalità e un certo citazionismo colto. Questo insieme di ballad tra il post-rock dei Massimo Volume e l'ossessiva ricerca di melodici ritornelli dalla voce carnosa in stile Lindo Ferretti risentono anche di una certa teatralità più moderna e fresca di un Bianconi d'annata. Le strofe vengono decantate con fare monumentale fino a generare vertigini negli spazi infiniti di una propria interiorità smarrita. Tutto questo pare volto a ricreare una cattedrale gotica di spiritualità sommersa nel proprio personalissimo ego. Non è un caso la collaborazione nel tempo con un personaggio istrionico come Amaury Cambuzat che da quel buco storico, spazio, temporale proviene.
I suoni sono impregnati di quei riferimenti culturali e stilistici anni novanta, dove anime complementari sentivano inquietante il bisogno di dialogare con le proprie radici. I testi sono permeati di una certa malinconia che portano però a una puntuale disamina di situazioni che abbracciano un simbolismo di maniera, che comunque si travasa sempre in un tentativo di sublimazione della propria resistenza intellettuale.
“ La disturbo se fumo? Faccia pure non la dissuaderò. Un delitto d'onore per riabilitarmi, da questa ambiguità.” Uno pezzo di vita ci viene strappato e lanciato nel “Tranello” tra commilitoni e rastrellamenti, dignità e prudenza; tanto per fare un esempio. Le parole diventano un manifesto per poi volare in un' affascinante visione, dove il timbro vocale riecheggia nelle orecchie di un pubblico che giocoforza non può essere quello del pop umorale e impenitente. “Avrei dovuto odiarti” è un album fantasma, ma appiccicoso. Un lavoro decontestualizzato, ma mai appesantito. Un omaggio alla lunga tradizione cantautorale italiana che potrebbe infervorare sottilmente orde di menti anarchiche.
di Michele Porcile