stampa
TV Lumière - Il gioco del silenzio (Minollo Records/Audioglobe,2024) - da Musictraks webzine - Dicembre 2024 - recensione
Rassicurazione che inquieta e non rassicura, Clinica apre il disco ripetendo “Non ti faranno alcun male”, con uno stile che può riportare alla mente qualcosa dei Csi. La chitarra interviene su atmosfere quasi desert rock, con un passo lento e cadenzato, ma inesorabile.
Un po’ più rapidi i battiti di Delirio, che aumenta il volume complessivo, deragliando anche su distorsioni e accenni di noise, mentre un sentimento granitico centrale tiene la barra a dritta per tutto il brano.
Orizzonti molto vasti, e terribilmente malinconici, quelli che accolgono in Manifesto, che parla di dissensi e contestazioni che spezzano il silenzio. Ma lo spezzano piano, con un retrogusto di fallimento, come seguendo un’onda sonora ineluttabile ma senza effettive speranze.
Con Osservazione esterna si accede a un’atmosfera, se non più leggera, almeno più agevole da affrontare. Il passo è nuovamente calmo, le idee sonore viaggiano in ambiti che potremmo definire post rock, se questa espressione avesse ancora un significato. Ma il ritmo cambia, le note si fanno più fitte, i battiti più concentrati, nell’invocazione al “Signor Nessuno”.
Si scivola morbidi in atmosfere shoegaze con Per confortare il tuo pianto, brano strumentale di consolazione e in qualche modo di passaggio.
Per poi cadere Nella spirale del silenzio, che in realtà non è silenziosa ma sicuramente si avvita verso il basso, con qualche rumore industrial ad alimentare una discesa, o forse una caduta nell’abisso.
Gratta il fondo, anche con una vocalità ronzante, Eppure l’ho persa, che si crogiola nelle proprie malinconie.
Si riemerge all’esterno con il banjo e le atmosfere western di Ultima corsa.
Il disco si chiude con la lunga Mondanità, che supera i nove minuti e che si distende gradualmente, raccontando una storia antica, narrata con calma e con grazia, almeno finché non entra la chitarra, che fornisce sostanza a un percorso comunque gentile e ricco di tristezza.
Messaggi politici e ad alto contenuto sociale, fatti passare sotto le porte, filtrati e mascherati, come se si dovesse comunicare in codice: i Tv Lumière riempiono di senso i propri testi (ma anche i propri suoni) scrivendo con molta consapevolezza, ma dissimulando per lo più. E anche quando non accenna a temi politici la band fa un lavoro notevole, con brani che scivolano lunghi e spesso brucianti, con una narrativa di fondo che rimane più suggerita che proclamata. Un lavoro davvero interessante.
Di Fabio Alcini