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TV Lumière - Il Gioco del Silenzio (Minollo Records/Audioglobe,2024) - da Indie for Bunnies - Gennaio 2025 - recensione
Originari di Terni, i Tv Lumière trasferiscono in musica quello che è un orizzonte musicale vasto, dove il suono si stratifica e si disperde nell’aria avvolgendo l’ascoltatore ma anche stringendolo forte in un cortocircuito emotivo su cui sembrano aleggiare influenze chiare (da Nick Cave ai Joy Division) che i Nostri però declinano confezionando un linguaggio assai personale.
È rock plumbeo, lento, polveroso, quello che fuoriesce dalle nove tracce di questo intenso “Il gioco del silenzio”, che al meglio caratterizza brani legati da un fil rouge concettuale, dove invero rimane poco spazio per l’immaginazione, e ancor meno vien da dire per guardare avanti con fiducia.
Non arriva totale pessimismo, bensì piuttosto realismo, cruda realtà ad accompagnare i versi dell’iniziale “Clinica” o la paradigmatica “Delirio”, momenti salienti dove arde in superficie quel fuoco sacro espressivo che ha saputo animare, ad esempio, diverse canzoni dei C.S.I. (che qua e là riecheggiano).
Non è un caso che venga tirato in ballo la sigla sociale di Ferretti e soci perché un certo legame con la scena musicale nostrana anni novanta pare evidente, nelle abrasioni del suono, nell’atmosfera elettrica e a tratti cupa, persino nel cantato cadenzato e talora monocorde con cui Federico Persichini veicola i suoi messaggi.
Il retaggio dark è presente in altri titoli quali “Eppure l’ho persa”, intensa traccia firmata da Germano Innocenti e cantata da Ferruccio Persichini, mentre altrove il tema varia, diramando trame più tenui e oniriche come nella strumentale “Per confortare il tuo pianto” (tra i migliori episodi del lotto) e sconfinando in certo country-desert rock.
È il caso di “Ultima corsa”, un brano che si staglia grazie anche al valido contributo di Luca Swanz Andriolo con il suo inconfondibile banjo.
A contribuire a livello musicale (sia suonando vari strumenti che occupandosi di mixare e masterizzare) è stato inoltre Amaury Cambuzat, assai noto per la sua esperienza alla guida degli Ulan Bator e già al fianco dei Tv Lumière in due occasioni in veste di produttore artistico.
“Il gioco del silenzio” è un album che ha forse bisogno di più ascolti per farsi apprezzare appieno, in quanto potrebbe risultare un po’ ostico nel suo essere nudo e crudo senza tanti compromessi, ma in un mondo musicale spesso plastificato un lavoro simile non può che essere apprezzato proprio per la sua natura vera e genuina. Voto 8
di Gianni Gardon