I TV Lumière scrivono racconti per un mondo che non esiste più o, meglio, per un mondo che ha deciso di girare ad una velocità delirante in cui le parole che servivano per raccontare sogni lontani sembrano disperse chissà dove. “Il Gioco Del Silenzio” è il quinto album di una band attiva da più di vent'anni, un'opera in cui si avverte una cura particolare per il peso da attribuire ai suoni così come ai silenzi, senza alcuna necessità di dover saturare ad ogni costo l'interlinea ideale che separa una traccia dall'altra. La sensazione è quella di voler fare respirare chi si immerge in una musica densa dal punto di vista concettuale e in una visione panoramica che restituisce la sensazione di una apocalissi esistenziale collettiva. Su ciascuno dei nove brani potrebbero scorrere i titoli di coda di un film che racconta le desolazioni della post-modernità e di fughe divenute subito dopo naufragi in oceani bui. È innegabile come vi sia una forte attitudine cinematica, a tratti post rock e slow-core (vedi lo strumentale Per Confortare Il Tuo Pianto), con aperture verso un cantautorato dalle toccanti sponde immaginifiche. Il missaggio ed il master dell’album è stato affidato anche in questo caso ad Amaury Cambuzat il quale, oltre ad essere noto come chitarrista dei Faust e fondatore degli Ulan Bator, vanta collaborazioni con Michael Gira (Swans), James Johnston e Massimo Volume. In questo senso il lavoro di produzione è molto accurato nella costruzione di un sound avvolgente in cui si colloca il cantato baritonale di Federico Persichini che conferisce ancora di più profondità alla scrittura. L'opener Clinica è immersa in un mood western dalle nuances gothic – southern, la successiva Delirio ha una toccante coda circolare che si inerpica in eterei territori post rock, Ultima Corsa vede la partecipazione di Luca “Swanz” Andriolo che con il suo banjo aggiunge un mood morriconiano, così come Eppure L'Ho Persa con il testo di Germano Innocenti. In chiusura, Mondanità colpisce per la sintesi di tutte le anime dei TV Lumière, quella più fragile, ma anche quella più oscura, introversa, dilatata in suggestioni di decadentismo alla Mogwai, soprattutto nella reiterazione di moduli che si stratificano lentamente in un climax emotivo. “Il Gioco Del Silenzio” è la poesia di una fine e di tanti inizi, parla di fiumi che diventano asciutti ma che trovano altre strade scoscese per continuare a scorrere. Musica di sopravvivenza e, come tale, sempre benvenuta. Voto 7.5/10