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TV Lumière - Insomnie Noir Mon Amour - Fuaié n. 15 Marzo 2006 - recensione
Un'ambasciatrice verace del sound crepuscolare e raffinato. La band di Calvi dell'Umbria definisce la propria musica "rumorismo poetico visionario oscuro". Un mix scientifico di vibrazioni darkwave e di luminazioni plumbee care a Lord Valve Brain, al secolo Brian Eno.
I TV Lumière, è una di quelle formazioni sonore che affascinano, oltre che per la padronanza dell'esecuzione, perchè portano avanti con ferma "osservanza" il loro modo di intendere e fabbricare la musica.
La struttura del gruppo è solida e ben incastonata, la fusione tra liriche e atmosfere fanno parte di un disegno concentrico che fa perdere e ritrovare, in un susseguirsi di emozioni e suggestioni , un incubo benevole che ti fa star bene dal quale non vorresti mai divorziare.
I TV Lumière, musicisti della notte, vedono la partecipazione attiva in questo album del grande Amaury Cambuzat, chitarrista e fondatore degli Ulan Bator.
Domanda n.1: quante volte tornando a casa la notte avete pensato: non voglio dormire, vorrei che la notte non finisse mai, divoro l'intero frigo e ho bisogno di buio, candele accese a fare un viaggio interiore minimalista ai bordi delle penombre opache dei sogni vigili? A) sempre, B) sempre, C) sempre. Domanda n. 2: quante volte tornando a casa la notte avete pensato: dormire è perdere un quarto di vita, voglio vivere appieno ogni istante dell'esistenza, il colore nero è il colore base di ogni arcobaleno individuale? A) sempre B) sempre C) sempre. Il profilo che ne esce delinea una predisposizione al mistero, all'introspezione, al dinamismo vitale dell'oscurità. Bene, se questo è il vostro quid non c'è alcun problema, basta poco per mettere in pratica tutto ciò: munirsi di una candela, spegnere qualsiasi fonte di luce e fare un clic per accendere la messa in onda delle trasmissioni in fluidofrequenza dei TV Lumière. E buon viaggio. Sì, perchè è davvero un gran bel viaggio quello con la band di Calvi dell'Umbria, verace ambasciatrice del sound crepuscolare, raffinato neropetrolio di rumors che inizia a vivere dove gli altri abdicano. L'album omonimo immola "Alto Tradimento" sull'altare sacrificale del Dio sole, e lo fa con grande spargimento di clangori industriali, atonici, robotici, recalcitranti, che inondano di scintille metalliche come di enormi smerigliatrici passate sulle corde di acciaio della chitarra elettrica che stoppano all'improvviso per far entrare un giro di basso/chitarra molto lento, seducente che introduce "I Gatti (part. 1)", piece cantata in francese e italiano, enigmaticamente minimalista, elegantemente servita come una prosa di Raymond Carver, che immette nell'aria un fluido denso e maudit che secca immediatamente a contatto con "13:66 Ahimè", terza track, che entra abrasiva dal sub-woofer, vento gelido che si insinua tra le fessure con il suo mutismo lirico e claustrofobico. E' una traccia evocativa di rimembranze dai noises inquietanti, dottamente eseguita dalla band, con un background che sa di esoterico, di antiche forme immateriali fluttuanti nei chiostri gotici di Notre Dame, delle urla di battaglia afone dei cavalieri Rosacroce, immagini e battiti chiusi nell'enclave del nero di seppia dei Diaframma e del blu notte dei primitivi vagiti dei Sonic Youth. I TV Lumière, è una di quelle formazioni sonore che affascinano, oltre che per la padronanza dell'esecuzione, perchè portano avanti con ferma "osservanza" il loro modo di intendere e fabbricare la musica, una musica certo non di facile fruibilità consumistica usa e getta, ma un mondo a parte, per intenditori e "collezionisti puristi di viatici bui", che amano lo stridente schème out inflessibile della band, un mix propedeuticamente scientifico di good vibrations darkwave, sperimentazione, noise post-rock, e di quelle luminazioni plumbee setacciate a mellotron e VC7 tanto care a un allora protoandrogino Lord Valve Brain, al secolo Brian Eno. "El Mar" compare in sordina, strascicata con risonanze di segmenti di ferro e ferraglie abbandonate su spiagge di altri pianeti e strida di gabbiani, una cantilena assuefatta, sickness di Depressioni Caspiche, che trova il suo passpartout in un urlo soffocato per riprendere leggermente vigore in "Riflesso", cadenzata e pennellata di melanconia black, intrisa di pessimismo e giri di chitarra caustici e maledetti, dove si assaggiano retrospettiva di Marlene Kuntz. E' come immergersi in una palude fumosa e umida, spettrale e intima nello stesso tempo, dove girovagando trovi solo te e la tua ombra che scivola fino al ginocchio nel fango di "Scena Madre", un lounge trip strumentale che ti estranea e ghiaccia il sudore e paralizza quelle rare gocce di rugiada sulle ancor più rare foglie di alberi rinsecchiti e coriacei, abbandonati al loro destino da una perenne eclissi dark di sole. Un tenace drumming ci porta in "Figure", short e incisivamente zen con un riverbero combattuto tra amplificatore e guitar, un sibilo meccanico che va a contrastare con "Ritratti(e giochi d'infanzia)", un giro a bolero noir e cantata a bassa voce, una timidezza da penombra, lontanissime ombre cinesi della memoria dei Joy Division, Swans. I TV Lumière, musicisti della notte, vedono la partecipazione attiva in questo album del grande Amaury Cambuzat, chitarrista e fondatore degli Ulan Bator e si portano a bagaglio, un bagaglio di grande pregio, esibizioni live accanto agli americani Trumans Water, Calla, Three Second Kiss, e ricevono l'ambito premio della critica all'Ephebia Rock Festival di Terni. Un album da "meditazione"? Certamente, una meditazione catartica, un lasciarsi trasportare divinamente sulle onde soniche decadence degli anni '80, guidati dalla mano sapiente di questa band nata nel 2000 e che definisce la propria musica "rumorismo poetico visionario oscuro". "I Gatti (part. 3)", non dissimile dalla parte prima, apre la porta alla stupenda "Elegia", ahimè troppo corta e sfuggente, una ciliegia sulla torta che i TV Lumière ci regalano a fine pasto, un pasto nudo Ginsbergariano, freddo di prima forchettata, ma diabolicamente rovente e di buon gusto a fine scarpetta: un'elegia che fa sobbalzare al sentirla, dove gli strumenti al completo si toccano e si distaccano, un gioco senza tempo, una lirica quasi rituale, una laica Missa Major con tutti i fulgori arcani del Consorzio Suonatori Indipendenti e del Pope Ferretti Giovanni Lindo. La struttura del gruppo è solida e ben incastonata, la fusione tra liriche e atmosfere fanno parte di un disegno concentrico che fa perdere e ritrovare, in un susseguirsi di emozioni e suggestioni, un incubo benevole che ti fa star bene dal quale non vorresti mai divorziare. Poi, è proprio il caso di dirlo, arriva "D'Improvviso", e con la sua calma apparente iniziale, con la complessità di distorsioni, effetti, pedaliere, riverberi ed echi sparati a palla, tira l'ultimo brandello di sipario che divide noi da "loro", che rientrano come fuggitivi tra rassicuranti pareti color fuliggine dell'oscurità. Domanda: dopo aver viaggiato nell'ignoto darknoise dei TV Lumière, vorresti scendere per risalire immediatamente su questo vagone e ricominciare tutto dall'inizio? Comprereste altre candele, magari anche ceri pasquali per una maggiore durata di fiamma? Fareste, se fosse possibile, durare la notte per almeno 6 mesi come abitudinari cittadini del Circolo Polare Artico? A) che domande!, B) che domande!, C) che domande! Certo sono domande da non fare, perchè le risposte vengono da sé e a questo punto non resta che aspettare il prossimo lavoro della band, cercando nel frattempo tra la giungla delle promozioni oniriche, l'abbonamento fedeltà alle trasmissioni della band catodica in chiaro/scuro dei TV Lumière. E l'etere ti ubriacherà di spasmodica confidenza con le ombre.
di Massimo Sannella