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TV Lumière - "Per Amor dell'Oceano" (Seahorse Recordings/ Goodfellas, 2008), da www.rockshock.it - 06.05.2008 - recensione - 7/10

Secondo album per i Tv Lumière, quartetto umbro capitanato dai fratelli Persichini. Un lavoro meno noise rispetto al precedente, che era prodotto da Amaury Cambuzat degli Ulan Bator, ma sempre molto intimista e minimale. Per Amor dell’Oceano è una perfetta sintesi della scena italiana dagli anni ottanta ad oggi: nei dieci brani di questo album si snodano influenze di De Andrè, Massimo Volume, Marlene Kuntz. C’è la stessa voglia di comunicare in modo scarno ed essenziale, scegliendo arrangiamenti apparentemente semplici, attraverso testi non immediati, ma di sicuro effetto. I brani di questo album nascono da un lavoro a quattro mani dei fratelli Persichini, Federico e Ferruccio. I testi sono molto ricercati, splendida trasposizione in prosa di racconti sul periodo post bellico e soprattutto sulla vita in quegli anni. Ed è proprio questo il filo conduttore: la guerra e quello che lascia nella quotidianità e negli animi delle persone. Niente di più attuale anche a sessant’anni dal nostro vissuto, sottolineato non solo dalle parole, ma soprattutto dalla sezione ritmica e dalla batteria che in molti brani assume cadenze da marcia militare. Ne è un esempio Prima luce, che nei versi Vecchie frontiere di nuovo presidiate, Studenti in piazza, Edificazione di altri muri, Ancora muri e muri ci ricorda che le guerre ripropongono sempre lo stesso scenario. In questa canzone il rimando ai CSI è forte, così come in Bagno di violenza, cantata da Irene Antonelli, bassista e voce femminile della band. Il testo ripetitivo, la musica volutamente lenta e cadenzata, hanno un non so che di ipnotico che ricorda quasi la psichedelica dei Doors degli anni ’60. Questi testi intimisti a tratti decadenti sono egregiamente supportati dalla scelta della tonalità vocale, in genere molto bassa e volutamente d’effetto. Il rimando a Nick Cave e alle sue Murder ballads è forte, anche se manca quella lucida follia che caratterizzava l’opera del cantautore australiano. Bello soprattutto l’abbinamento con la voce femminile, ad esempio nelle ultime battute di Canto Fermo, ma anche le doppie voci maschili, come in Al di là dei Meriti, non sono da meno. Unica nota dolente di questo album è la durata dei brani, in media intorno ai cinque minuti. All’interno di ogni canzone viene dato grande risalto alle parti strumentali, col rischio però di sembrare ripetitivi e di far calare l’attenzione dell’ascoltatore. Non ci sono mezze misure: questo album o lo sia ama o lo sia odia. Ma se si va al di là dell’apparente snobismo dei testi e della consistente lunghezza dei brani, si scoprirà un mondo fatto di essenzialità musicale e di liriche poetiche. Forse non per tutti, ma tentar non nuoce.

Simona Fusetta